di Paolo Vincenti
La fava -nome tecnico vicia faba – è una pianta leguminosa che dà ottimi frutti, ovvero legumi, molto apprezzati specie alle nostre latitudini. Non tutte le varietà di vicia faba sono alimentari, cioè quella che noi mangiamo è la variante major Harz., con semi grossi, 1000 semi di peso superiore a 1000 grammi, il baccello è lungo 15-25 cm ed è pendulo e di forma appiattita e contiene 5-10 semi[1].
Ma perché ci occupiamo di fave? Varie sarebbero le motivazioni dell’articolo. La causa potrebbe essere l’ozio creativo, e sarebbe facile in questo caso rispondere, per via di quelle divagazioni erudite che spesso portano chi scrive a sprecare il tempo in bubbole. Potrebbe essere quella della notizia inedita, l’aneddoto curioso, la “chicca” che non si vede l’ora di divulgare ai pochi e barbogi amici che condividono la stessa amena occupazione pedantesca. A volte, dopo essere stati impegnati nella scrittura di un saggio scientifico con grande dispendio di energie nella ricerca archivistica e bibliografica, ci si vuole alleggerire e per contrasto si passa a dispensare bagatelle di cultura varia, innocenti divertissement, aria fritta insomma, quando la Musa iocosa, per dirla con Ovidio, rivuole la propria parte. E del resto è facile passare da un argomento all’altro per chi si ritrova preda del demone dell’eclettismo: nihil medium est, diceva Orazio nelle Saturae, a qualcuno “manca sempre la misura”, “tutto tutto niente niente”, direbbe Cetto La Qualunque-Antonio Albanese.