Manco p’a capa 168. Non c’è pace se non c’è giustizia

di Ferdinando Boero

Israele è un pezzo di Europa trapiantato nel sud est del Mediterraneo, all’avanguardia in molti campi. Attraverso i suoi bandi, l’Unione Europea chiede che le comunità scientifiche dei suoi paesi, inclusa Israele, collaborino con quelle dei paesi della sponda sud attuando una diplomazia scientifica che mira alla comprensione tra i popoli e a un diffuso progresso.
Gaza ha ottime Università, con eccellenti ricercatori ma, in genere, i palestinesi hanno altro a cui pensare, prima di dedicarsi alla ricerca scientifica. Se dovessi vivere sulla sponda sud del Mediterraneo, non avrei dubbi: sceglierei Israele, dove la democrazia prevede che nel parlamento ci sia un partito palestinese, dove una forte opposizione interna critica la politica di Israele che occupa territori, distrugge case con i bulldozer, stabilsce insediamenti nelle terre “conquistate” e compie migliaia di omicidi mirati. Yitzhak Rabin operava per la trattativa con i palestinesi, riconoscendone le ragioni. Per questo vinse il Premio Nobel per la Pace assieme a Yasser Arafat. Un estremista ebreo-israeliano lo uccise durante una manifestazione per la pace. Da una parte ci sono israeliani che vogliono la pace e la trattativa, e altri che non ascoltano ragioni e non riconoscono i diritti dei palestinesi, come Benjamin Netanyahu, l’attuale capo del governo israeliano. Dall’altra parte Hamas vince le elezioni: un partito di destra che ha come obiettivo la distruzione di Israele. La destra radicale israeliana non riconosce i diritti della Palestina, la destra radicale palestinese non riconosce i diritti di Israele.

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