Arnaldo Forlani, chi era costui?

di Paolo Vincenti

Se n’è andato il coniglio mannaro: così era soprannominato Arnaldo Forlani, storico leader della Democrazia Cristiana e uomo politico di spicco della Prima Repubblica. Da ragazzo, quand’ero vecchio, mi riconoscevo nella Dc e fra i suoi esponenti ammiravo molto proprio “Forlana”, come lo chiamava il comico Corrado Guzzanti che gli faceva il verso. Certo, non era il mio preferito, come Andreotti, ma comunque esercitava grande presa su di me il suo fascino discreto che promanava persino dai suoi capelli brizzolati e dal suo aspetto azzimato. “Una forza tranquilla”, avrei detto, con il celebre slogan di Mitterand poi fatto proprio dal Pd nella campagna elettorale del 2018. Ma a colpirmi, per me che ero imbevuto dei classici latini e dell’ars oratoria, erano proprio i suoi discorsi ed il suo eloquio misurato ma efficace. Poi ci fu Mani Pulite, il suo famoso interrogatorio al Tribunale di Milano, la caduta della Dc e dell’intero sistema politico della Prima Repubblica. La sua stella si eclissò e le alterne fortune lo trascinarono nell’oblio, in una senescenza da pensionato di lusso, neanche riserva della Repubblica come altri esponenti del suo stesso partito o degli altri di governo. Mai più lo abbiamo visto in tv a pontificare dall’alto della sua esperienza, come i Soloni che si sono saputi riciclare (o rifare una verginità, secondo il greve linguaggio della politica) o abbiamo letto sue interviste sulla stampa. Semplicemente “Forlana” non esisteva più, era morto di una prima morte, quella mediatica, alla quale sarebbe inevitabilmente seguita la seconda, quella corporale. Ora molti esponenti della prima e della seconda repubblica lo piangono, e lo ricordano giornalisti, politologi e protagonisti della scena pubblica nazionale. Ma solo per un giorno, il tempo dei suoi funerali, solo per occupare ancora una volta la ribalta perché ogni occasione è buona per chi ha bisogno di visibilità per alimentarla. Domani nessuno parlerà più del coniglio mannaro ed Arnaldo Forlani sarà solo un nome ricordato sui manuali scolastici di storia contemporanea alle ultime pagine, verso la fine del libro, dove gli studenti, fattosi ormai maggio inoltrato, non arrivano, e in fondo non è neanche tanto grave. Forlani chi?

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