Alcune proposte per il miglioramento delle zone economiche speciali (ZES)

di Guglielmo Forges Davanzati

La recente estensione della ZES all’intero Mezzogiorno sollecita un bilancio dei risultati ottenuti da questa esperienza e qualche modesta proposta per accrescerne l’efficacia. Va detto in premessa che, dal 2017, anno della loro istituzione, a oggi, le ZES italiane non hanno dato i risultati sperati. Sorprende la differenza di risultati rispetto ai casi di maggiore successo, che, in letteratura, vengono individuati in quello cinese e polacco. Non vi dovrebbe essere dubbio sul fatto che la non brillante performance delle ZES in Italia sia principalmente imputabile all’assenza di investimenti pubblici nelle infrastrutture, dal momento che le ZES si fondando sulla convinzione che la detassazione degli investimenti sia un fondamentale incentivo al loro aumento. La bassa dotazione di capitale pubblico al Sud – principalmente la sua rete dei trasporti – è pressoché unanimemente riconosciuta come fondamentale causa della sua arretratezza, come messo in evidenza, in particolare, da SVIMEZ. Dal 2017 a oggi si è, per contro, registrata la tendenza – ormai ventennale – al disinvestimento dello Stato sulla spesa in conto capitale nelle regioni meridionali, come a più riprese denunciato soprattutto da SVIMEZ. A ciò si aggiunge la presenza pervasiva della criminalità organizzata, almeno in alcune aree del Mezzogiorno, che ovviamente costituisce un importante deterrente all’attrazione di investimenti esteri.

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