di Antonio Lucio Giannone
[Testo dell’intervento letto nel corso del 4° Memorial Galateo García Lorca “Ritmos y bodas de sangre” svoltosi a Galatone il 19 agosto 2023]
La traduzione del Teatro di Lorca (1952), insieme a quella del Don Chisciotte di Cervantes (1957) e dei Poeti surrealisti spagnoli (1963), è sicuramente il lavoro più importante realizzato da Vittorio Bodini ispanista e traduttore. Tutti e tre pubblicati dall’editore Einaudi, questi volumi sono ancora oggi sono ritenuti esemplari tanto è vero che sono continuamente ristampati sia pure a distanza di tanti decenni. In particolare, la figura e l’opera di Federico García Lorca sono state un punto di riferimento costante per Vittorio Bodini in tutto l’arco della sua attività letteraria. Al grande poeta andaluso infatti lo scrittore leccese ha dedicato studi, articoli, traduzioni a partire dalla metà degli anni Quaranta fino agli ultimi tempi della sua vita, contribuendo in maniera determinante a farlo conoscere nel nostro paese, insieme soprattutto a Carlo Bo e all’altro grande ispanista salentino del Novecento, Oreste Macrì. Ma Bodini non è stato soltanto uno dei maggiori interpreti e traduttori di Lorca, è stato anche il poeta italiano che più ha risentito dell’influenza lorchiana nella sua opera creativa. Anche la tragica morte dell’autore del Romancero gitano ha costituito un motivo profondo di riflessione per lui che è ritornato su di essa in vari articoli quasi per trovarne una (impossibile) ragione.
Bodini incominciò ad occuparsi “ufficialmente” del poeta spagnolo nel 1945, allorché viveva a Roma e collaborava a vari periodici e riviste letterarie. Proprio su una rivista romana, «Aretusa», esce nel novembre di quell’anno la sua prima traduzione lorchiana, che non a caso è un’opera teatrale, il Teatrino di don Cristóbal, che nel 1952 figurerà nel volume einaudiano dedicato al Teatro di Lorca. Le prime traduzioni bodiniane di testi poetici lorchiani appaiono invece su un’altra rivista romana, «Poesia», diretta da Enrico Falqui, nel luglio del 1946, in un numero dedicato alla poesia spagnola novecentesca. Qui Bodini traduce alcune composizioni di Lorca, ma anche di altri importanti poeti spagnoli del ‘900 alcuni dei quali venivano presentati per la prima volta al pubblico italiano.