Notazioni sul dramma di Pasifae, regina di Creta, e Asterio, il Minotuaro
di Massimo Galiotta
«Sono Pasifae moglie di Minosse re di Creta, madre di cinque figli maschi e due sfortunate figlie femmine: Fedra ed Arianna …sono Pasifae!»: inizia così il monologo che caratterizza l’intera drammatizzazione del mito greco ambientato tra le mura del Palazzo di Cnosso, luogo simbolo della civiltà cretese e della tauromachia, ovvero della lotta tra l’uomo e il toro: tra l’uomo e le forze della natura. Mito incentrato sulla figura mitologica del Minotauro, nome formato dal prefisso greco minos “re” e dal suffisso taurus “toro”, imprigionato nel labirinto concepito dall’architetto Dedalo sulla forma meandrica cerebrale: e qui le interpretazioni del mito conducono in un dedalo di possibili letture.
L’espressione arcaica del più popolare film disneyano targato anni Novanta, “La Bella e la bestia” (1991), rivive in una versione drammatica scritta, diretta e interpretata dall’artista olandese di chiare origini italiane Roberto Caradonna[1], autore del volumetto «Chi è il mostro?», breve rivisitazione semi-illustrata sul mito di Pasifae e Asterio, il Minotauro; con prefazione di Raffaele K. Salinari (Ed. Il punto rosso, Milano, 2018).
Seppure la maggior parte degli esperti di questo genere letterario abbia colto le affinità tra la fiaba “La Bella e la bestia” «e le storie classiche della Grecia antica», in particolare si parla delle più note vicende di Amore e Psiche, quella di Edipo o dell’Asino d’oro di Apuleio, sono invece evidenti i denominatori comuni tra l’intreccio di tragedie che ebbero come sfondo il mitico Palazzo di Cnosso e quelle della fiaba settecentesca tradotta romanticamente in cartoons dalla Disney: