Passionale e tormentato l’altro volto del Manzoni: Eleonora Mazzoni, “Il cuore è un guazzabuglio”

di Adele Errico

“Sì, siamo come un sogno al mattino, come l’erba che fiorisce e germoglia, e alla sera, è falciata. Consumiamo i nostri anni, come pensieri fuggenti. Il nostro agitarci è fatica e delusione, passa presto e noi svaniamo”.

La vita brucia in fretta, gracile e riarsa come foglia secca. Ci sono vite, però, che non svaniscono in un trascorrere di giorni ma producono un’eco che si propaga infinita tra le esistenze di chi verrà. La vita che Eleonora Mazzoni sceglie di raccontare è quella di Alessandro Manzoni. Diverso, tuttavia, da quello che siamo abituati a figurarci (nel dipinto di Hayez l’autore dei “Promessi sposi” se ne sta austero nella sua sedia, a scrutare lo spettatore con sguardo stanco, pensieroso, un po’ smarrito in pensieri insondabili). Quello di Mazzoni è un Alessandro prima bambino timido, segnato dal peso “di quanta crudeltà e disamore siano capaci coloro che ci danno alla luce”, poi uomo mosso da brucianti passioni che tenta di intessere e districare le trame, non solo delle proprie storie ma, soprattutto, del “guazzabuglio del cuore”. “Il cuore è un guazzabuglio” (Einaudi 2023) è, infatti, il titolo della biografia scritta da Mazzoni che intreccia, a partire dalla celebre espressione tratta dal decimo capitolo del romanzo manzoniano (“così fatto è questo guazzabuglio del cuore umano”), i tratti biografici dell’autore alle vicende dei suoi personaggi. È la sorte dello stesso Manzoni a sembrare il soggetto perfetto per un romanzo: questo personaggio così tormentato, passionale, condannato a un’inquietudine del cuore che va e viene, che si incendia di una fede incorruttibile negli uomini e nella grazia di Dio, in una Provvidenza che non è solo una parola stampata in un romanzo ma è un infallibile meccanismo che fa girare tutte quelle esistenze che si dimenano dentro e fuori la dimensione narrativa.

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