di Pietro Giannini
Chi ha osservato i fatti avvenuti negli ultimi due anni non può non avere notato una diversità di comportamento dell’Europa rispetto a due problemi cruciali: i migranti e la guerra. Vediamoli uno ad uno.
I migranti. Non c’è dubbio che la questione dei migranti sia la più spinosa e la più difficile da risolvere, perché si è capito che non è più un problema contingente, ma strutturale, che riguarda i rapporti tra aree ricche e aree povere del pianeta, che vedono nelle prime un naturale, direi quasi fisico, polo di attrazione. È per questo che il problema si presenta con le stesse caratteristiche in molte aree del mondo. In Europa è agevolato dal fatto che esso trova nel Mare Mediterraneo il suo bacino di applicazione: un mare facilmente percorribile che trova nell’isola di Lampedusa un attracco molto facile da raggiungere. Sicché assistiamo quasi giornalmente ad arrivi, anche di notevole entità, sulle nostre coste.
Finora le leggi comunitarie hanno scaricato l’onere dell’accoglienza sull’Italia. L’Italia, a sua volta, ha cercato in tutti i modi, e con tutti i Governi, a coinvolgere i paesi dell’Europa nella gestione dei migranti. In particolare l’Italia ha cercato di istituire un meccanismo di distribuzione automatica che garantisse uno svuotamento progressivo dei migranti che approdano da noi. Ma sinora questo non è stato ottenuto. Ci sono stati degli atti di buona volontà isolati, ma complessivamente la risposta dell’Europa a questa sacrosanta richiesta è stata negativa. Su questo punto l’Europa ha dimostrato una straordinaria unità. Unità nel dare risposte dilatorie, unità nel trincerarsi dietro i trattati firmati, unità nel promettere verbalmente, ma poi sottrarsi al momento delle decisioni operative. E non è il caso di invocare comportamenti differenziati tra paesi disponibili (quasi tutti) e paesi indisponibili (i cosiddetti sovranisti). Su questo punto l’Europa ha dimostrato una straordinaria compattezza nella sordità e nella lentezza.