di Rosario Coluccia
Il Piano Scuola 4.0, pubblicato con decreto del Ministro dell’Istruzione n. 161 del 14 giugno 2022, «intende favorire la transizione digitale del sistema scolastico italiano con la trasformazione di almeno 100.000 aule delle scuole primarie e secondarie in ambienti di apprendimento innovativi, adattivi e flessibili, connessi e integrati a tecnologie digitali, fisiche e virtuali, e la creazione di laboratori per le nuove professioni digitali in tutte le scuole superiori, interconnessi con le imprese e le start-up innovative per la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore delle nuove professioni digitali (come l’intelligenza artificiale, la robotica, la cybersecurity, etc.), identificando altresì le fasi previste per la sua attuazione, in particolare in relazione ad avvisi pubblici, decreto di assegnazione, flussi finanziari di rendicontazione e pagamento e procedure relative alle istituzioni scolastiche in qualità di soggetti attuatori».
I lettori recuperino il fiato, dopo aver letto senza respirare un pezzo così lungo in cui non c’è un punto fermo che separi i diversi periodi. Vorrei inoltre sapere quanti potrebbero affermare di aver compreso, pienamente e nei dettagli, il contenuto delle righe precedenti, che non sono mie. Io mi sono limitato a riprodurre integralmente, senza aggiungere o togliere nulla, un passaggio del Piano Scuola 4.0 che (come recita il comma successivo) ha il «fine di rispettare «target»e «milestone»del Piano nazionale di ripresa e resilienza», il famosissimo PNRR di cui molti parlano, lo strumento programmatico e finanziario che potrebbe consentire al nostro paese un salto qualitativo sostanziale, eliminando ritardi tradizionali e creando condizioni di efficienza ottimali.