I dilemmi della BCE e la natura strutturale delle crisi bancarie

di Guglielmo Forges Davanzati

L’aumento dei tassi di interesse, da parte della Fed negli USA e della BCE in Europa, è all’origine delle crisi bancarie e può poco contro l’inflazione. Il meccanismo che ha portato al fallimento di Credit Swisse e della Silicon Valley Bank, innescando anche la crisi del sistema bancario tedesco, è in sostanza questo. La guerra in Ucraina ha introdotto elementi di forte incertezza che si sono tradotti nella caduta degli investimenti su scala globale; è in continuazione la caduta della quota dei salari sul Pil nel mondo e le politiche economiche continuano a orientarsi in senso restrittivo (l’Inflation Recovery Act americano è solo agli inizi). Ciò significa caduta della domanda aggregata su scala globale.La caduta della domanda aggregata su scala mondiale ha causato la riduzione dei prestiti per consumi e investimenti, con conseguente sofferenza degli Istituti di credito, che hanno reagito amplificando la loro attività speculativa. Tuttavia, dato l’aumento dei tassi di interesse, il valore dei titoli di Stato detenuti dalle banche si è notevolmente ridotto, causando perdite e, in alcuni casi, fallimenti. Si segnala, dunque, una fondamentale contraddizione del sistema, ovvero il conflitto di obiettivi esistente fra controllo dell’inflazione e la necessità della stabilità finanziaria. Si segnala anche la natura strutturale delle crisi finanziarie, che sono il prodotto della tendenza stagnazionista (di consumi e investimenti) del sistema. La politica della BCE non è, peraltro, esente da errori. Vediamo.

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