La riforma fiscale del Governo è a beneficio di pochi (ricchi)

di Guglielmo Forges Davanzati

La promessa della tassa piatta (la flat tax) è stata alla base del programma economico della Destra in vista delle elezioni del settembre 2022. La promessa si è basata su una tassazione con aliquota unica – variabile dal 15% nella proposta della Lega al 23% nella proposta di Forza Italia – con il duplice obiettivo di semplificare il sistema tributario italiano e di ridurre gli oneri fiscali per incentivare gli investimenti. Essa si sta ora realizzando con le bozze di riforma fiscale licenziate recentemente dal MEF. Un semplice calcolo basato sulle dichiarazioni dei redditi dei residenti italiani mostra che la detassazione non conviene a quasi nessuno e, in più, che, anche per questa ragione, non può avere gli effetti sperati. La tassa piatta è inoltre molto regressiva: riduce cioè il prelievo in modo molto significativo a famiglie molto ricche, mentre lascia sostanzialmente inalterato il prelievo sul reddito delle famiglie più povere. In altri termini, il beneficio cresce al crescere del reddito imponibile.

Nella versione berlusconiana (aliquota al 23%), su fonte Ministero dell’Economia e delle Finanze per l’anno di imposta 2021, si può stimare che la tassa piatta produce vantaggi per una platea molto ristretta di famiglie italiane e danneggia la gran parte dei contribuenti. L’aliquota del 23% già si applica, infatti, a 18,3 milioni di contribuenti italiani. Essi dichiarano un reddito fino a 15mila euro: è evidente che questi individui non traggono nessun beneficio da un’eventuale riforma fiscale così come promessa dalla Lega. I circa 6 milioni di individui che dichiarano un reddito compreso fra 29 e 50mila euro avrebbero, in media, un beneficio di 2500 euro l’anno, mentre i più ricchi – i circa 2 milioni di contribuenti con reddito superiore a 50mila euro – otterrebbero un risparmio, in termini di minori tasse, di 13.000 euro annui. A beneficiarne in via diretta è, dunque, meno del 20% dell’elettorato, lasciando inalterata la posizione di una parte consistente della platea dei contribuenti e, in più, con danno certo, immediato e diretto per la gran parte delle famiglie italiane.

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