di Adele Errico
Sono forti le “Testarde” di Caterina Caparello. Si potrebbero scegliere molti altri aggettivi ma la forza è l’elemento che lega tutte le storie raccontate nel volume edito da Caosfera (2022) dal titolo “Testarde. Storie di atlete italiane dimenticate”. La forza di scegliere, la forza di opporsi, la forza di emergere e di essere campionesse non solo nello sport ma, soprattutto, nella storia della condizione della donna; la forza nel dare il proprio contributo al percorso di emancipazione femminile che ancora nel nostro tempo sembra richiedere il coraggio di lottare.
Caterina Caparello è scrittrice, giornalista, insegnante e sportiva e ha scelto di dedicare un volume di racconti alle atlete italiane che, come recita il titolo, sono state, in qualche modo, “dimenticate”. Dimenticate perché donne. Ed essere donne, nel secolo scorso, era tra le imprese più difficili. Essere donne nel quotidiano, figurarsi nell’esercitare un talento, nel realizzare un sogno: il sogno dello sport, il sogno del podio sul quale arrampicarsi squarciandosi le mani e stringendo i denti. E le testarde sognano molto. Sognano da sveglie perché non dormono. Si arrotolano tra le lenzuola perché insonni d’adrenalina, si allenano di nascosto, portano avanti il ruolo che impone loro la società, che le vorrebbe incatenate nell’essere madri e mogli, e intanto sudano per una passione che, come pensa una delle protagoniste, Rosetta Pirola Mangiarotti, “le desse il potere sulla sua vita”. Elvira Guerra, Ida Pesciolini, Rosetta Gagliardi, Marina Zanetti, Isaline Crivelli Massazza, Rosetta Pirola Mangiarotti, le ginnaste Pavesi, Hilde Prekop. Otto storie di atlete e ognuna di esse diviene la personificazione di un talento sportivo. Sarebbe bello poter immaginare ciascuna di loro come un simbolo.