La bellezza della passione per il nostro piccolo mondo

di Antonio Errico

Giulio Maira è un neurochirurgo di fama mondiale. A Paolo Graldi che in un’intervista per il “Messaggero” gli chiede qual è la parola più bella che gli viene in mente,  risponde così: passione; perché è la passione che ci muove verso grandi realizzazioni e dà emozioni alla nostra vita. Poi, nel corso dell’intervista ritorna su questa parola  sostenendo che sono le scelte che si fanno con passione che permettono di superare le difficoltà e consentono di amare il proprio lavoro. Quella parola, dunque, con  tutta la stratificazione di significati, con tutte le sue implicazioni, che comprende anche una disponibilità alla sofferenza racchiusa nella sua etimologia, che  include anche  una nostalgia quando accade che una passione si spenga. Allora nella memoria ritorna una scena di Viva la libertà di Roberto Andò, con Toni Servillo: quella scena in cui l’uomo sale sul podio e davanti a lui c’è una folla che aspetta il discorso. Alle sue spalle un tabellone con  parole colorate. L’uomo dice: c’è una parola che mi è particolarmente cara e qui – indicando il tabellone- non c’è. La parola è passione. Poi l’uomo continua recitando per intero “Chi esita” di Bertolt Brecht. 

Forse non c’è mestiere che non abbia bisogno di passione. Per quanto possa essere grigio monotono noioso, privo di ogni emozione, estraneo ad ogni entusiasmo, ha comunque bisogno di una passione, perché è quella la condizione che fa la differenza, quantomeno per se stessi. Se non c’è passione s’insinua e dilaga l’apatia, il qualunquismo,  l’abitudine, il disinteresse, il disimpegno, la mediocrità, l’indifferenza.

Questa voce è stata pubblicata in Prosa e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *