di Paolo Vincenti
“Il futuro delle professioni culturali: fra mercato e formazione” è il titolo di un recente convegno promosso da Confassociazioni nazionale.
L’Italia è il paese della bellezza perché possiede un patrimonio culturale fra i più straordinari al mondo. Oggi sta crescendo nel nostro Paese a tutti i livelli la sensibilità nei confronti di questo immenso patrimonio, della sua necessaria conservazione e della indifferibile sua valorizzazione; conseguentemente cresce la consapevolezza dell’importanza delle cosiddette professioni culturali e della maggiore necessità di quelle figure che operano nell’ambito dei beni culturali e paesaggistici. In termini più generali, possiamo dire che emerge una maggiore attenzione da parte delle nuove generazioni verso quello che viene definito il giacimento immateriale della nostra nazione.
Certo, siamo ancora lontani da una crescita effettiva del comparto in termini di occupazione e di posti di lavoro. Eppure, il potenziamento del settore culturale potrebbe portare dei significativi benefici economici attraverso una sua interrelazione con il mercato. Occorrerebbe puntare con fiducia a quei giovani che compiono percorsi di studio in ambito umanistico e si specializzano acquisendo grandi competenze specifiche, affinché essi, nonostante le ben note difficoltà, non lascino il Meridione, contribuendo ad un depauperamento intellettuale del territorio. Le professioni culturali non hanno solo una valenza sociale, in quanto utili alla collettività, ma possono essere volano di nuovo sviluppo economico. La cultura infatti è un asset strategico fondamentale per la crescita del nostro Paese.