di Giuseppe Virgilio
Chi studi la storia del fascismo è indotto ad osservare che nell’Italia meridionale il movimento fascista, prima della sua trasformazione in partito, è andato organizzandosi all’ombra del potere costituito, proprio nel periodo che precede la tornata elettorale del 1921.
Il 16 aprile di quell’anno, difatti, si svolge un raduno della Puglia e della Lucania a Bari, ed il 24 dello stesso mese un convegno regionale campano a Napoli. Il lievito di questi raduni è costituito dalle frazioni più grezze delle forze combattentistiche e dai gruppi più torbidi del liberalismo tradizionale. Tra i promotori o fiancheggiatori troviamo parlamentari od ex parlamentari e futuri parlamentari, rappresentativi del tradizionale trasformismo agrario tradizionale, e quasi tutti in lotta contro Nitti a cui non si perdona l’imposizione del prezzo politico del pane. Per fare qualche nome, citeremo Francesco e Nicola d’Alessio a Matera, Arduino Severini a Potenza, Francesco Joele ed il barone Compagna in Calabria. In Puglia, invece, il movimento fascista si segnala, più che come espansione trasformista dei vecchi ceti dirigenti, come un piano organico di reazione di classe.
Galatina può essere assunta a osservatorio ideale per verificare questo fenomeno.