La cultura giuridica nel Mezzogiorno come freno allo sviluppo economico

di Guglielmo Forges Davanzati

I Paesi periferici d’Europa, Mezzogiorno d’Italia in primis, sono caratterizzati dalla presenza di una intellettualità diffusa, con una elevata incidenza (sulla popolazione residente) di avvocati, giuristi e letterati. Questo dato – sostenuto dall’evidenza empirica – è di interesse per gli economisti, dal momento che è dimostrato, in letteratura, che la qualità dell’istruzione influenza la crescita economica. L’istruzione, infatti, riflette e condiziona gli abiti mentali e questi ultimi, a loro volta, producono impatti rilevanti sulla struttura produttiva e sulle dinamiche sociali. Una recente ricerca sulla Puglia del CENSIS e della Cassa Forense, con dati riferiti al 2020, mostra che, nella regione, esistono 5,4 avvocati per ogni mille abitanti, per un totale di 21.279 iscritti agli Albi professionali. La prima regione in Italia per incidenza di avvocati sulla popolazione è la Calabria, seguita dalla Campania (soprattutto a ragione della lunga e gloriosa tradizione giuridica napoletana), dal Lazio e dalla Puglia: gli avvocati italiani sono, cioè, prevalentemente meridionali. Il dato non stupisce perché non è nuovo e conferma una costante di lungo periodo. Si tratta dell’atteggiamento proprio della cultura contadina – in Calabria, Salento, Capitanata, Campania – volta a ottenere dalla laurea, tramite l’accumulazione di risparmi, il titolo di studio del dottore in Legge che protegge il padre dalle controversie legali (al più, dal medico che lo protegge dalle avversità della salute fisica).

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