di Salvatore Carachino
Invece di tornare a casa puntò verso il centro trovando da parcheggiare. Allungò a piedi per il lungadige da Ponte Pietra fino a Castelvecchio passando sulla riva con l’infilata dei tigli. I marciapiedi erano bagnati e nel cielo sulla collina apparve per qualche minuto l’arcobaleno. Cercava di godersi il paesaggio lavato e fresco, ma una immagine tornava fissa: l’abbraccio con Dora, una pudica intimità come regola da precetto religioso. Doveva svolgerla quella immagine, avendo conservato sulla pelle un senso di levigatezza e di cedimento di quel corpo posseduto e la cui armonia avrebbe riscoperto in tempo breve. Aiutava il ritorno nella mente dell’Adagio di Mozart, il terzo tempo della serenatache mille volte lui aveva ascoltato. Un piacere aggiunto alla concertazione sensuale prima eseguita.
Perché ho invitato questa donna al ristorante? si chiedeva, ormai convinto di incontri che si sarebbero ripetuti. No, non era solo l’impulso a ripetere con un preludio meno banale e amplesso meno rapido. Una forte attrazione era già scattata in libreria prima che lei si rivelasse, per così dire, lavoratrice flessibile.
Alle otto suonò al suo campanello. Lei scese elegante come si deve per un invito a cena. Lo sguardo dell’uomo puntò sul decolté e la collana d’ambra per poi ammirare l’intero. I capelli avevano subito una acconciatura che manteneva tutta la luce sul viso.
«Se trovassi un parcheggio in centro potremmo concederci due passi. Ti va?»
«Mi va.»
Nella sera fresca di fine giugno le vie del centro erano affollate anche dalle persone che si recavano in Arena. Dora commentava gli spettacoli dell’estate teatrale nei cortili storici dimostrando una certa assiduità come anche la conoscenza di attori e attrici, alcuni dei quali già suoi colleghi in precedenti impieghi di lavoro.
Ferma davanti alle vetrine dell’alta moda. Il suo vestito di seta blu non sfigurava a confronto con quelli delle donne manichino. Dario pensava a lei chiusa in uno dei gabbiotti dei centri per le proposte commerciali. Ascoltano la sua voce dolce. Non immaginano quale meraviglia di corpo la contiene.