di Antonio Prete
Sui tetti piani, in mezzo a scacchiere di tufo grigio. I rossi orecchini dell’aquilone ondeggiano in alto. Ridono nella luce. Laggiù, tra una casa e l’altra, gli orti di limoni. Più oltre, il mareggiare degli ulivi. Sulla strada, appesa ai balconi, la vecchia di pezza, la quaremma musitorta, le grida bianche dei ragazzi che inseguono il rimbalzo del pallone. Il carrettiere con la frusta nella luce del mattino. La bicicletta nel vento : la mia ombra corre con l’ombra delle ruote.
Una musica giunge dalla banda che è nella piazza, sotto la cupola della cassarmonica : le note dell’ouverture, con lo squillo argentato dei clarinetti, si scompongono nell’aria della sera, si perdono.
Sotto il lampione fa l’acrobata, l’ubriaco, e gorgoglia parole, inghiotte gesti. Gli porgono la fetta d’anguria dalla cerchia di donne che conversano sedute intorno all’uscio.
La luna rotola dal fondo della strada, va verso la bambina che la chiama per giocare. Il cane, il muso sulle mie ginocchia, racconta una storia.
Un giorno è la foglia di tabacco appesa tra altre foglie.