di Antonio Lucio Giannone
Giovanni Bernardini è uno scrittore che riserva sempre nuove sorprese ai lettori. E così, dopo aver offerto, con i volumi precedenti, esempi di una poesia socialmente impegnata e poi, via via, esistenziale, amorosa, intimistica, moderatamente sperimentale, ora si presenta con una plaquette di versi di tipo ironico e umoristico (Parapagliapiglia, con II poeta si diverte di Ennio Bonea, Lecce, Conte, 1998), che rivelano un altro aspetto della sua personalità. A dire il vero, non si tratta di una novità in senso assoluto, perché, anche a non voler considerare certe prove più remote, una vena umoristica era già emersa recentemente in un delizioso libro di ‘prosette’, intitolato II bivio e le parole (1989), del quale la presente raccolta si può considerare il corrispettivo in campo poetico.
Arrivato a settantacinque anni (e ai “suoi 75 anni” non a caso, è dedicato il volumetto), Bernardini sente ora l’esigenza di concedersi una pausa più distensiva nel suo lavoro letterario, abbandonandosi a una sorta di ‘gioco’, fatto con gli elementi essenziali della poesia: la rima, il ritmo, il suono, le figure retoriche. Questo gioco poetico però non è fine a se stesso, ma talvolta, proprio come il gioco dei bambini, assume un notevole valore conoscitivo.
L’autore si mette a osservare infatti, con un sorriso ironico e divertito, alcuni fenomeni tipici del nostro tempo, incominciando dagli aspetti deteriori della società letteraria, che è quella che conosce meglio. Ecco allora che vengono messi alla berlina il diluvio di versi e di parole da cui siamo sommersi quotidianamente, l’esibizionismo, il dilettantismo, la magniloquenza, lo sfoggio inutile, le vacue chiacchiere di certi personaggi (“E di bocca / gli scivola il filo / del discorso, / che dentro ce n’ha ancora / più d’un chilo”, p. 23).