di Guglielmo Forges Davanzati
Il Governo ha terminato il lavoro di preparazione e stesura della sua prima Legge di Stabilità ed è ora possibile commentare il risultato raggiunto. La professoressa Chiara Saraceno, una delle massime esperte in Italia di politiche pubbliche per il contrasto alla povertà, nonché coordinatrice del comitato scientifico di studio del reddito di cittadinanza per il Ministero del Lavoro, la ha definita “una manovra confusa tecnicamente”, espressione della “aporafobia” della Destra, ovvero della paura e del disprezzo dei poveri. L’agenda del Governo ha solo due interventi nuovi, per il resto è una prosecuzione della cosiddetta agenda Draghi: la revisione del reddito di cittadinanza e l’autonomia differenziata. Peraltro, la legge di stabilità del governo Meloni è quella, nella storia recente italiana, consegnata più tardi al Parlamento e, dunque, con minore tempo per la sua discussione (le leggi di stabilità devono essere approvate entro il 31 dicembre di ogni anno).
La revisione del reddito di cittadinanza comporta un risparmio irrisorio: solo 1,6 miliardi su un totale di oltre mille miliardi di spesa pubblica nel bilancio dello Stato italiano. È pochissimo, se solo si considera il tempo e le energie spese per persuadere gli elettori della necessità dell’attacco ai cosiddetti “divanisti” e l’impatto divisivo della linea politica assunta. Chi conosce i dati e la realtà di molti piccoli paesini del Mezzogiorno, peraltro, sa che quasi tutti i veri poveri il divano non lo hanno, perché il divano sta nei salotti buoni.