Paolo Villaggio e la “cagata pazzesca”

di Ferdinando Boero

Paolo Villaggio… la battuta che mi piace di più è: la Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca! A Genova, come credo in moltissime altre città italiane, c’erano i cineforum. Ne ho organizzati anche io, al liceo. In un’epoca vicina a quella in cui Villaggio ha lavorato alla Cosider, prima di intraprendere tutt’altra carriera. La scelta dei film era sempre basata sull’impegno. Bergman, Dreyer (che non è una birra), ovviamente Eisenstein, Murnau. Erano film col travaglio interiore, con Liv Ullman che guarda intensamente Max Von Sidow, oppressi dai problemi. Dopo il film c’era il dibattito. E c’era la gara a fare l’intervento intelligente, per far vedere che si era capito fino in fondo il “messaggio” del film. In quell’epoca, sto parlando degli anni sessanta, il calcio era visto dagli “intellettuali” come qualcosa di abbrutente. Guardavamo con sufficienza i tipi che giravano con la fidanzata tenendo all’orecchio la radiolina per sentire il calcio minuto per minuto. Qualcuno sentiva la radiolina persino al cinema, con l’auricolare. Proprio come Villaggio durante la proiezione del capolavoro di Eisenstein. Era il tempo dei borselli, e dell’autoradio estraibile, da mettere sul tavolo del ristorante. Poi, a un certo punto, il calcio fu sdoganato e anche chi era impegnato politicamente poteva essere tifoso. A Genova, città che ha dato il calcio all’Italia, c’erano i genoani e i sampdoriani (e ci sono ancora). I genoani erano (e ancora sono) i genovesi genovesi, mentre i doriani sono dei quartieri esterni a Genova, prima di tutto Sampierdarena, da cui la squadra ha preso il primo pezzo del suo nome. E Villaggio era doriano. La squadra viene chiamata la Samp, ma i suoi tifosi sono doriani. Misteri lessicali. 

A un certo punto si sviluppò una sorta di allergia all’overdose di serietà e di impegno. Lui la sublimò con la “cagata pazzesca” per definire, durante la discussione post proiezione, il film sulla corazzata. La satira di Villaggio l’ho vista realizzata quando, qualche anno fa, sono andato a Odessa, e ho percorso la famosa scalinata della carrozzina. Davanti alla scalinata il porto. E c’è anche una sopraelevata che assomiglia a quella di Genova. E attraccata in porto, al posto della corazzata dei rivoltosi, una nave da crociera, di Costa, da cui sciamavano torme di ragionier Fantozzi a fotografarsi in posa sulla scalinata. La realtà supera la fantasia, fantozzianamente.

Ci sono tutti i simboli di quell’epoca, nei film di Villaggio, come la Bianchina, una versione lussuosa della Cinquecento, affiancata, ai tempi, dalla NSU PRINZ. Erano i capricci di ragioniere, il vorrei ma non posso. Erano oggetto di sberleffi, a Genova. Villaggio li ha presi e li ha rappresentati, rendendosi ridicolo al posto dei ridicoli, per farli sentire a loro agio. Fieri di esserlo. Suonava sulle navi da crociera, come quella che ho visto a Odessa, assieme a De André e Berlusconi. De André si prese molto sul serio e diventò “impegnato”. Villaggio si impegnò disimpegnandosi. Berlusconi, ovviamente il più intelligente di tutti (o il più furbo) sdoganò anche lui, come Villaggio, i vizi peggiori degli italiani, impersonandoli. Barzellette e musichette penose, una squadra di calcio, tante femmine procaci. Quelle da avanspettacolo. Prima di darle in pasto agli spettatori, le “provava” lui. E gli italiani si beavano di tette e di culi, virtuali. Li ha portati in parlamento. Le corna nelle foto ufficiali. La festa in Sardegna, con tanto di vulcano che erutta lava e lapilli, è degna di un film di Fantozzi, con il megadirettore galattico che si diverte con l’eruzione. Non è arrivato a tanto neppure Villaggio. Ci ha riso dietro il mondo intero, ma non era satira. Era la dura realtà, che ha superato di gran lunga la tragica immaginazione fantozziana. Berlusconi non è genovese, è milanese. E è riuscito a industrializzare quello che Villaggio ha confezionato in modo artigianale. Un altro genovese, il ragioniere Beppe Grillo, è passato dallo spettacolo alla politica, proprio come Berlusconi, anche lui dando a un certo tipo di italiani la possibilità di esprimere quel che usciva loro dal cuore. Invece delle donnine da tenere sulle ginocchia, ecco il vaffanculo liberatorio alla politica, proprio come la cagata pazzesca alla corazzata. Alla politica italiana, autoreferenziale come il dibattito post-proiezione, con il suo gergo speciale. Nella misura in cui. Bisogna fare chiarezza. Le convergenze parallele. Gli opposti estremismi. La sovranità limitata.

Ma vaffanculo! Non esce salvo nessuno. Dagli intellettuali da cineforum, la sinistra, ai popolari da avanspettacolo, la destra. Fiera di non pagare le tasse, che predilige la furbizia rispetto all’intelligenza. Fantozzi in canottiera è surclassato da Bossi in canottiera. Coi diamanti in Botswana.

Il proverbiale mugugno genovese di Villaggio e di Grillo mette a nudo e sberleffa i vizi del popolo e del potere dal popolo eletto. Vaffanculo, cagata pazzesca, va bene, ma poi? Le espressioni scurrili vengono metabolizzate. Mi viene in mente Billy Joel, al quale chiedono cosa sia punk. Lui dà un calcio a un bidone della spazzatura e dice: questo è punk. Allora il tipo che gli ha fatto la domanda dice: e quindi se do un calcio a un bidone sono punk? No, tu sei trendy (segui una moda). La cagata pazzesca e il vaffanculo sono punk, ma chi li abbraccia è trendy.

Oltre a Grillo, De André, Villaggio, il calcio, Cristoforo Colombo e i blue jeans, Genova ci ha dato anche Mazzini, che ci ha traghettato dalla monarchia alla repubblica, ma non ci sono persone così all’orizzonte. Non si vede chi possa svolgere un ruolo analogo ai padri della patria, un Pertini per esempio, ligure anche lui, qualcuno che dopo aver distrutto quel che non va sappia inventare qualcosa che va. Torna Berlusconi. Più grottesco dell’imitazione di Crozza (altro genovese). Siamo destinati a vivere nell’incubo fantozziano. Ma, a differenza di allora, sono rimasti in pochi ad aver visto la corazzata Potemkin. Si sghignazza senza neppure sapere perché. La cagata pazzesca è l’Italia senza più cultura, dove si devono fare spot televisivi per spingere la gente a leggere. In quegli anni sessanta abbiamo iniziato a devastare il Bel Paese costruendo orrende periferie e centinaia di cattedrali nel deserto. E l’ignoranza è stata esibita con fierezza, come i congiuntivi sbilenchi. Anche Fantozzi è una cagata pazzesca! E Villaggio lo sapeva bene. Ci ha preso talmente in giro che ora lo consideriamo un fine intellettuale. E forse lo è.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, giovedì 6 luglio 2017 e “Secolo XIX” online]

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