Taccuino estivo 4. Tra Torre dell’Alto e Torre Sant’Isidoro

di Antonio Prete

Torre dell’Alto a Santa Caterina (Nardò)

Sono nato in un paese non lontano dal mare, e forse per questo nelle città in cui con più frequenza mi è accaduto di abitare – Milano, Parigi, Siena – ho sempre avvertito l’assenza di una riva marina, e del suo orizzonte, come una privazione acutissima: una mancanza simile a quella che prova colui che è in uno stato permanente di esilio. Molte le ragioni di questa percezione interiore di vuoto. Tra queste, il dover rinunciare a uno sguardo che si confronta con l’orizzonte avendo in mezzo il tumulto di luce e di colori, di potenza e di ignoto che è il mare, cioè una figura visibile, prossima, della lontananza. Un confronto che può favorire la tensione immaginativa, e dunque anche il rapporto con tutto quel che è oltre il visibile, il quotidiano, il possibile.

A distanza di tempo, potrei dire che forse è stato questo senso di mancanza a suggerirmi, nel corso degli anni Novanta, i temi di alcuni corsi universitari – che un tempo si dicevano monografici – riguardanti figure della lontananza, come il tema dell’addio, le rappresentazioni fisiche e poetiche del cielo (Dante, Galileo, Baudelaire), la nostalgia, le mitografie del mare nella narrazione e nella poesia. Passaggi, indugi, ricerche e letture che sono state poi all’origine del Trattato della lontananza.

Quanto al mare, alle sue mitografie e rappresentazioni, il proposito era di poter dedicare un intero saggio, l’Odissea aprendo un cammino che poteva proseguire tra le cartografie marine (anche fantastiche), le narrazioni dei navigatori, le storie di naufraghi, i versi di Coleridge e di Baudelaire, le scritture di Poe, di Melville, di Conrad e così via. Tra l’immagine dantesca, metafisica, de “lo gran mar dell’essere” e il mare che nell’ultimo verso del leopardiano Infinito si fa figura della poesia stessa, della sua dolcezza – rispondendo al limite del pensiero, che non può dire l’infinito – si poteva disporre la variegata e ricchissima sequenza delle rappresentazioni marine, sostando su qualcuna di esse, poetiche, narrative o figurative che fossero.

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