di Guglielmo Forges Davanzati
In Puglia, il turismo non produce crescita. E le prospettive di rallentamento degli arrivi, dovuti al protrarsi della guerra in Ucraina, gettano un’ombra sulle prospettive di sviluppo della regione, che si conferma, comunque, l’area con maggiore tasso di crescita fra quelle del Mezzogiorno. A questa conclusione si giunge leggendo, fra gli altri, l’ultimo report commissionato da “Puglia Promozione” all’Università Ca’ Foscari. Viene lì certificato che, negli ultimi venti anni, la Puglia ha accresciuto la sua dipendenza dal settore turistico più del resto del Paese: l’incidenza del turismo, nel periodo compreso fra il 1995 e il 2017, è raddoppiata, raggiungendo il 4.2%, a fronte di ciò che è accaduto nel resto d’Italia, dove la crescita del settore è stata di due terzi più bassa. Su fonte Unioncamere, l’offerta turistica della regione Puglia è caratterizzata da una base imprenditoriale che conta 35.501 imprese registrate al IV trimestre 2021; valore pari al 5,6% della filiera turistica nazionale e che conferma l’incidenza rispetto agli anni passati. In termini di addetti il settore turistico regionale conta poco più di 142 mila unità, pari al 5,4% del totale nazionale.
La crescita del settore turistico è avvenuta di pari passo con la riduzione dell’incidenza dell’industria manifatturiera nella regione, che comunque resta la regione più industrializzata del Mezzogiorno. Nel periodo considerato, la quota di valore aggiunto dell’industria manifatturiera si è ridotta di due punti percentuali (in linea con la tendenza nazionale), raggiungendo il 10.2%. Il valore aggiunto, in particolare, è diminuito nei settori del tessile, dell’abbigliamento, della metallurgia – quest’ultima per effetto della crisi dell’ILVA – della fabbricazione di materie plastiche e dei mobili. Si è registrata la tenuta del settore alimentare.