di Ferdinando Boero
Ci sono due Festival dell’Economia: a Trento e a Torino. Ho scaricato i programmi e ho cercato i miei argomenti prediletti: come affronteranno, gli economisti, la transizione ecologica, il green deal, la sostenibilità? La transizione ecologica, infatti, richiede una nuova impostazione dell’economia, e delle tecnologie, dando valore centrale al capitale naturale, oggetto di studio dell’ecologia. Economia, tecnologie ed ecologia devono collaborare per realizzare la transizione ecologica. La necessità di una transizione deriva proprio dal fatto che economia e tecnologie non si sono mai sviluppate tenendo in considerazione il capitale naturale, causando il suo deterioramento. È dal 1992, con la convenzione sulla biodiversità, a Rio de Janeiro, che i grandi del mondo parlano di queste cose. Dalle parole si sta passando ai fatti (il PNRR dovrebbe dedicare enormi risorse alla transizione ecologica) e quindi, finalmente, dovremmo essere pronti alla tanto auspicata collaborazione. Nelle linee guida europee che riguardano il green deal si dice che la biodiversità deve essere trasversale a tutte le iniziative. E lo stesso vale per gli ecosistemi. Non a caso sia la biodiversità sia gli ecosistemi sono entrati nei valori fondanti della Costituzione. E quindi mi dico: vediamo dove, in questi due festival, si progetti, finalmente, una convergenza tra l’economia e l’ecologia, in modo che le due possano finalmente collaborare. Scorro i nomi degli invitati e non riesco a trovare esperti di biodiversità ed ecosistemi. Cerco le parole “transizione ecologica”, “biodiversità”, “capitale naturale”. Ma non trovo quasi niente. Transizione ecologica è presente, come qualifica del Ministro che, però, parla di transizione energetica. Molto gettonata anche la transizione digitale. Il capitale naturale, l’altra faccia del capitale economico, non sono riuscito a trovarlo. Biodiversità è presente solo in un programma, marginalmente: alla faccia della trasversalità in tutte le iniziative predicata dalla Commissione Europea. La mia impressione, quindi, è che a guidare la transizione ecologica ci siano gli stessi che l’hanno reso necessaria, e sempre loro si propongono per gestire i fondi ad essa dedicati, senza transitare di un millimetro da dove stanno da sempre. D’altronde siamo il paese dei Gattopardi: tutto deve cambiare perché tutto resti come prima.