Che fare?

di Guido Ortona

   Su “La Stampa” del 4 aprile il collega Pietro Garibaldi scrive che siamo ormai in un’economia di guerra, e che dobbiamo quindi adottare politiche idonee: in particolare è necessario rivedere il ruolo dello Stato, nel senso di un suo più ampio intervento nella vita economica. Fin qui è un discorso corretto. Tuttavia, come giustamente osservato da Forges Davanzati (leggi qui l’articolo intitolato Il Ministro Orlando, i salari e la politica dei redditi) la politica suggerita da Garibaldi non è praticabile. Egli propone di tornare alla Politica dei Redditi (PdR), peraltro senza sostenere né che questa politica sia risolutiva, né che sia alternativa ad altre possibili. La PdR suggerita da Garibaldi consiste nella concertazione di un “patto sociale” in base al quale i sindacati accettano di moderare gli aumenti salariali (che non devono essere superiori all’aumento della produttività) in cambio di un controllo da parte dello Stato sui prezzi amministrati e sulle tariffe. E’ possibile che si  riesca a convincere i sindacati a moderare le richieste salariali, ma come si fa a convincere le imprese a moderare i prezzi? Il fulcro della PdR è che la crescita dei salari deve essere pari a quella della produttività, ma cosa si fa se la produttività cresce poco (o niente) e i prezzi salgono tanto? O i salari restano indietro, e il “patto sociale” salta, come peraltro è successo in passato nonostante che i sindacati fossero molto più forti, oppure si adeguano, ma questo è molto improbabile che possa succedere, dato che l’elevata disoccupazione e l’elevata precarietà rendono molto scarso il potere contrattuale dei sindacati. Senza contare che ci sarebbe il problema, enorme, della difesa dei lavoratori precari o comunque non protetti da un contratto collettivo. La PdR in regime di stagflazione  ha senso solo se mira in realtà a contenere la crescita dei salari al disotto di quella dei prezzi, consentendo margini di competitività alle imprese. Ma in Italia (unico paese OCDE) il salario medio è diminuito negli ultimi trent’anni e oggi è scandalosamente basso; questa politica quindi è difficile sul piano politico e crudele sul piano umano.

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