Il teatro di Luigi Pirandello secondo Ettore Catalano

di Antonio Lucio Giannone

In questo libro (Le caverne dell’istinto. Il teatro di Luigi Pirandello, Bari, Progedit, 2010), Ettore Catalano ha raccolto tredici saggi su Luigi Pirandello, quasi tutti dedicati all’opera teatrale, quattro dei quali inediti, composti in tempi diversi ma tutti poi aggiornati dall’autore. I saggi sono preceduti da una Introduzione  e seguiti da una sorta di epilogo, intitolato Gli occhi dell’anima. Stanislavskij in prova con i suoi allievi, i quali chiariscono il senso, lo spirito del volume. Esso infatti non è solo una raccolta di studi, della maggior parte degli studi del critico su Pirandello, ma è anche, vorrei dire, il racconto di una passione, una passione profonda, divorante che lo ha accompagnato  per oltre quarantacinque anni, la passione per il teatro. Chi conosce Catalano, infatti, sa bene che, accanto agli interessi letterari, di studioso e docente di Letteratura italiana – prima presso l’Università di Bari e dal 2010 presso l’Università del Salento – egli ha coltivato sempre parallelamente quelli per il palcoscenico, come attore, autore e regista.

            Proprio questa duplicità di interessi emerge nell’Introduzione, nella quale egli narra come nacque in lui la passione per il teatro parallelamente a quella per la letteratura italiana. E la prima tappa è costituita nel 1964 dall’incontro col teatrante barese Eugenio D’Attoma che gli fa conoscere nel suo corso di lezioni il grande regista e teorico russo Stanislavskij e  lo invita a collaborare con lui al Piccolo Teatro di Bari. Quell’anno Catalano si iscrive anche alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bari, dove ha la fortuna di conoscere maestri prestigiosi come Mario Sansone, Arcangelo Leone de Castris, Vitilio Masiello e il maggiore scrittore pugliese del Novecento, Vittorio Bodini, che insegnava Letteratura spagnola. Si laurea con Leone de Castris, autore fra l’altro di una monografia fondamentale su Pirandello apparsa per la prima volta nel 1966 e poi continuamente ristampata da Laterza, e inizia la sua attività accademica  pubblicando i suoi primi lavori: monografie su Cesare Pavese e sul primo Vittorini, alle quali seguiranno poi altri volumi su Foscolo, Sciascia, su uno scrittore lucano ma pugliese di adozione come Raffaele Nigro al quale è particolarmente legato. Ma, a questo proposito, non posso non citare il volume Letteratura del Novecento in Puglia 1970-2008, (Bari, Progedit, 2009)in cui egli, oltre a scrivere la corposa Introduzione, ha tracciato un dettagliato panorama dell’attività letteraria in provincia di Brindisi, mettendone in rilievo l’insospettata vivacità. Più  recentemente, oltre ad alcune curatele, sono venute altre raccolte di saggi, come Strategie di scrittura nella letteratura italiana[1]  (Bari, Progedit, 2013) e I cieli dell’avventura. Forme della letteratura in Puglia (Bari, Progedit, 2013).

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