di Guglielmo Forges Davanzati
Il 15 marzo 2022 la Camera dei Deputati, su iniziativa della Lega e con l’opposizione di Sinistra Italiana e di “Alternativa”, ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo ad aumentare le spese militari fino al 2% del Pil. Si tratta di una decisione che si muove nella direzione ormai intrapresa dai precedenti Esecutivi, e in linea con la corsa al riarmo in Europa (Germania in primis),che, secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato, porterà il bilancio annuale della Difesa da 25 a 28 miliardi di euro. Per avere un paragone si può citare la spesa sanitaria; nel 2019, pre-COVID, aera di 115 miliardi, quest’anno è passata a 123 miliardi, circa il 7% in più. Quello auspicato per la Difesa sarebbe del 47%. Si tratterà soprattutto di nuovi investimenti in armi: ovvero di investimenti che fanno crescere i già lauti profitti delle imprese militari. A riguardo, si registrano già andamenti positivi per l’industria militare in borsa.
L’aumento delle spese militari, oltre a essere discutibile sul piano etico e costituzionale, lo è anche sotto il profilo economico. Un recente studio del Parlamento europeo ha stabilito che, in Europa, le spese per gli armamenti sono spesso duplicate e allocate in modo inefficiente: servirebbe non un loro aumento, ma una loro razionalizzazione. Gli argomenti utilizzati a favore di un aumento delle spese militari, entrambi falsi, sono due: