di Ferdinando Boero
Finalmente l’ambiente entra a far parte dei valori fondanti della Costituzione, nell’articolo 9. Ne ho parlato in un altro post (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/04/lequivoco-nella-costituzione-va-chiarito-paesaggio-e-ambiente-non-sono-sinonimi/6214226/), riferendomi al disegno di legge costituzionale del Senatore Maritati (https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/281961.pdf), dove si chiede di inserire il principio che la Repubblica Tutela l’integrità e la salubrità dell’ambiente, protegge la biodiversità e gli habitat naturali, garantisce il buon funzionamento degli ecosistemi ed opera per la salvaguardia degli equilibri ecologici, come condizioni necessarie per il benessere dell’umanità. L’emendamento all’articolo 9 recentemente approvato, invece, è il risultato di una proposta che dice che la Repubblica Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La frase è più asciutta di quella della proposta precedente, ma la modifica continua con: La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. Che bisogno c’era di questa specifica? Gli animali sono parte della biodiversità e questa è tutelata dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato che su di essa si basano, come lo sono gli ecosistemi e l’ambiente in generale. Dire che lo Stato tutela gli animali in modi e forme prescritti dalla legge attribuisce agli animali un’importanza superiore a quella del resto della biodiversità. Pur essendo uno zoologo, e anche un animale, trovo eccessiva questa precisazione, soprattutto se inserita in una Costituzione. E qui vale la pena di spiegare la differenza tra uno zoologo (un ricercatore che studia gli animali) e un animalista (un umano che vuole proteggere gli animali). La differenza è analoga a quella tra un ecologo (un ricercatore che studia la struttura e la funzione dei sistemi ecologici) e un ecologista (un umano che vuole proteggere l’ambiente).