Le sanzioni danneggiano i Paesi che le impongono

di Guglielmo Forges Davanzati

E’ stato calcolato che, ad oggi e durante il pieno dispiegarsi dell’egemonia statunitense, un terzo della popolazione mondiale è soggetto a sanzioni e che, fra il 1990 e il 2000, le misure imposte dagli Stati Uniti sono quasi raddoppiate rispetto al periodo 1950-1985. Occorre chiedersi se le sanzioni applicate alla Russia siano efficaci e se producano effetti collaterali per chi le impone, e per l’economia italiana. La risposta è che le sanzioni, salvo casi del tutto eccezionali, non funzionano e possono produrre effetti economici indesiderati.

Swift è l’acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecomunication ed è una piattaforma di comunicazione, con sede legale in Belgio, istituita nel 1973, usata da banche e società di intermediazione per scambiare informazioni sui trasferimenti internazionali di denaro. Lo Swift è utilizzato per garantire la massima sicurezza su queste transazioni attraverso l’uso di codici standard. Si calcola che Swift consente pagamenti internazionali nell’ordine di cinque miliardi di dollari al giorno trasferiti da circa undicimila soggetti di oltre duecento Paesi.

Già a partire dai primi giorni della guerra, la Russia è stata esclusa dal circuito Switf e gli analisti si chiedono se ciò comporti effettivamente danni ingenti alla sua economia: quella che è stata definita la madre di tutte le sanzioni.  Il più prossimo precedente di una sanzione del genere lo si ritrova ai danni delle banche iraniane nel 2012: ebbe successo, ma è da ricordare che l’Iran era stato di fatto isolato dalla comunità finanziaria internazionale. Oggi, per la Russia, alternative a Switf esistono e si chiamano in primo luogo Cips e criptovalute. Cips è un’istituzione, analoga a Switf, sviluppata in Cina a partire dal 2015, alla quale fanno capo diciannove grandi banche cinesi e altre di quarantasette Paesi. Le criptovalute, valute che circolano esclusivamente on-line ‘in parallelo’ rispetto a quelle ufficiali, potrebbero rappresentare un’ulteriore fonte di diversificazione del rischio per la finanza russa.

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