di Cosimo Scarcella
Quest’anno 2022 ricorre l’858° anniversario della morte di Eloisa, la fanciulla diciassettenne, che s’innamorò, amandolo poi per tutta la vita, del suo maestro Abelardo, il filosofo trentasettenne già famoso per la novità del pensiero creativo, l’originalità del metodo d’indagine e l’efficacia della retorica. In una lettera Eloisa confesserà d’essere rimasta affascinata sin dall’inizio dalla cultura e dalla fama del maestro: “Tutti si precipitavano a vederti, quando apparivi in pubblico (…). Avevi due cose in particolare, che ti rendevano subito caro: la grazia della tua poesia e il fascino delle tue canzoni, talenti davvero rari per un filosofo quale tu sei”. Amore, quindi, fondato sulla stima, sbocciato tra i libri e la filosofia, consolidato dagli ostacoli superati: “La mia anima – gli confiderà – non era con me, ma con te”. Nell’Epistolario di Abelardo è conservata memoria di questa vicenda amorosa tra le più belle e tragiche che la storia ricordi; forse per questo rimane un libro che ha occupato e occupa la scena culturale sin dalla seconda metà del 1200. Ha già ispirato, infatti, celebri poeti, come Hofmann von Hofmannwaldau (con Heldenbriefe del 1673), Alexander Pope (con Eloise to Abelard del 1717) J.J. Rousseau (con Joulie ou la nouvelle Héloïse del 1761). E ancora oggi è molto letto dagli studiosi impegnati a discuterne l’autenticità, ma spesso anche mossi dal desiderio di comprendere l’esperienza più intima di vita di due personalità, unite da legame indissolubile, nonostante traversie, allontanamenti imposti dall’ambiente sociale e la separazione definitiva accettata a forza.