di Pietro Giannini
Le vacanze natalizie sono di solito un revival di film classici. In quelle recenti una emittente televisiva ha proiettato Il Dottor Zivago. L’ho rivisto con piacere. È interessante ripercorrere i grandi eventi della storia visti dalla parte delle persone comuni e non secondo categorie astratte e storiografiche: lo sfarzo e la miseria morale della nobiltà russa, le aspirazioni dei contadini, dei soldati e degli intellettuali, le violenze dei rivoluzionari in nome di un utopico ideale di uguaglianza. E poi, su tutti, il personaggio di Zivago magistralmente rappresentato nella sua innata generosità e nel sentimentalismo che alimenta la sua poesia. Ecco, la poesia. Un personaggio singolare, Zivago, un medico che scrive poesie: una associazione non inspiegabile, se è vero che la professione del medico richiede in primo luogo un sentimento di pietà verso il malato. Ma, nella scena del funerale di Zivago, una affermazione sorprendente. “Ma se il popolo ama la poesia, ama i poeti… e nessuno ama la poesia più di un russo…”: dice Yevgraf, il fratellastro del dottor Zivago, mentre assiste alla sfilata dei russi davanti alla sua tomba.
Certo, l’affermazione è funzionale alla trama del film, ma non è destituita di una sua plausibilità se pensiamo alla grande tradizione letteraria e poetica russa che va da Aleksandr Puškin, a Michail Lermontov, a Nikolaj Gogol’, a Ivan Turgenev, a Fëdor Dostoevskij, a Lev Tolstoj, ad Anton Čechov, a Ivan Bunin, ad Aleksandr Blok, a Vladimir Majakovskij, a Osip Mandel’štam, a Maksim Gorkij, a Sergej Esenin, ad Anna Achmatova, e poi a Boris Pasternak, ad Aleksandr Solženicyn, a Evgenij Evtušenko, a Josif Brodskij. Una tradizione interamente inscritta nella tradizione europea, e che di alcune tappe rappresenta dei momenti significativi. Ed allora viene spontanea una domanda: Come è possibile che il popolo russo non possa essere considerato europeo?
Oggi questa discussione è all’ordine del giorno ed è alimentata dalla questione ucraina (su cui torneremo). Ma ci si può chiedere: da quando questa pregiudiziale ha preso piede? Non dall’Ottocento: la Russia faceva parte del ‘concerto’ europeo e partecipava alle alleanze che di volta in volta venivano stipulate. Napoleone tentò di invaderla proprio come potenze europea, con il risultato che tutti sappiamo. L’inizio del distacco della Russia dall’Europa ebbe inizio con la rivoluzione di Ottobre, i cui riflessi sono rappresentati proprio nel Dottor Zivago.