di Biagio Virgilio
L’attuale Boscoreale, nell’area metropolitana di Napoli, in età romana era un sobborgo (suburbium) di Pompei, nell’immediato agro pompeiano digradante verso le prime pendici del Vesuvio. Nel Settecento e Ottocento borbonico, in assenza di norme di tutela del patrimonio archeologico, gli scavi condotti in loco dagli stessi proprietari dei terreni hanno portato alla luce i resti di numerose ville rustiche romane (oggi sono una trentina), residenze di prestigio con annessi fattorie e terreni destinati alle attività agricole condotte da schiere di schiavi e servi residenti.
Fra le ville romane di Boscoreale, quella scoperta nel 1895 è una delle più ragguardevoli. La villa va sotto il nome di Publio Fannio Synistore, che si legge inciso sull’orlo di un vaso di bronzo. Un secondo nome, Lucio Erennio Floro, inciso su un sigillo di bronzo, sembra indicare un nuovo proprietario della villa (da un graffito risulta che la villa fu venduta all’asta nel 12 d.C.), forse l’ultimo proprietario quando tutta l’area vesuviana fu sepolta dalla eruzione del 79 d.C.
Gli affreschi degli ambienti della villa, risalenti al 40-30 a.C. (o poco dopo), appartengono al cosiddetto “secondo stile pompeiano”: vi sono rappresentati vedute di città, case, loggiati, boschetti, fontane; divinità e ninfe; finte architetture e colonnati che alimentano il gioco delle prospettive e delle illusioni spaziali; ecc. Alcuni dei tesori e degli affreschi della villa sono conservati nella sede naturale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, altri sono finiti al Metropolitan Museum of Art di New York, al Louvre di Parigi e ad altri musei in Belgio e in Olanda.
Gli affreschi che ornano il cosiddetto oecus (la sala di soggiorno e ricevimento; dal greco οἶκος, «casa») sono stati interpretati in maniera discordante: o come affreschi che richiamano la mitologia o la guerra di Troia, oppure come affreschi che richiamano la ideologia del re e della regalità ellenistica. Uno studio dell’archeologo inglese R. R. R. Smith («Journal of Roman Archaeology», 1994) ha portato elementi decisivi per una lettura degli affreschi in questione nella prospettiva della regalità ellenistica. Prendendo spunto da questa linea interpretativa, e utilizzando i miei studi sulla ideologia e sulla autorappresentazione del re e della regalità ellenistica, credo che sia possibile leggere complessivamente gli affreschi dello oecus di Boscoreale come la più completa e raffinata raffigurazione della simbologia e della ideologia del re e della regalità macedone ed ellenistica in generale. [Con i termini “re e regalità ellenistica” si intendono quei re e quei regni che si sono formati dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) e dopo le lotte senza esito fra i suoi generali per l’eredità dell’impero conquistato dal re macedone. A partire dall’anno 306-305 a.C., i generali di Alessandro hanno assunto il titolo di basileus («re») e fondato le prime monarchie territoriali ed ereditarie in Macedonia, Tracia e Asia Minore, Siria e Asia, Egitto, ecc., che saranno poi smantellate dalla conquista romana fra il II e il I secolo a.C.]