di Paolo Vincenti
Funere mersit acerbo, scrive Giosuè Carducci, rifacendosi a Virgilio, nel sesto libro dell’Eneide, in cui Enea nell’oltretomba è colpito dalle voci e dai pianti dei fanciulli morti anzitempo. E questo è il grido dei tanti giovani soldati, anche salentini, che chiedono di non essere dimenticati. Questi versi mi introducono nel tema del mio intervento, ossia il progetto perseguito negli ultimi anni della sua vita, con determinazione e alto senso civico, da Valentino De Luca, nel cui grato ricordo siamo qui stasera. L’ambizioso e nobile obbiettivo di Valentino De Luca era quello di aggiornare i nomi dei Caduti leccesi nella Prima Guerra Mondiale nel monumento simbolo della Grande Guerra, opera di Eugenio Maccagnani, sita in Piazza Italia, nel capoluogo di provincia, con l’inserimento dei 132 Caduti dimenticati e da lui riscoperti. Nel monumento infatti, inaugurato nel 1928, su 24 tabelle marmoree, sono incisi i nomi dei caduti leccesi della guerra libica (1911-1912) e dei caduti della guerra del 1915-18, dei caduti della Seconda Guerra Mondiale ed anche dei partigiani morti durante la guerra di liberazione, nel numero di 300. A tal fine, nel 1962, si operò un intervento di modifica del monumento stesso su impulso dell’Associazione Nazionale Combattenti.