di Ferdinando Boero
Confesso di non ricordare quante volte, nel mio percorso di formazione, ho dovuto studiare i sette re di Roma, di cui ricordo ancora i nomi in sequenza, e le Guerre Puniche. Non credo di avere una “buona cultura” perché so queste cose. Ricordo che al liceo, nel periodo della contestazione, criticai, nel giornalino di classe (si chiamava “Tu che ne pensi?”), il modo in cui ci veniva presentata la “cultura”. Sapevamo tutto della “cultura occidentale” e niente di quello che era avvenuto in Asia, in America, e non parliamo dell’Africa o dell’Oceania. Scrissi che questa impostazione generava una sensazione di superiorità da parte nostra: noi abbiamo costruito la cultura, “loro” no. Non mi pare che mi abbiano raccontato quando, in Europa, abbiamo adottato la numerazione araba (che poi era indiana), abbandonando quella romana. Una svolta epocale, che cambiò la nostra rappresentazione del mondo. Le svolte erano la fondazione di Roma, la nascita di Cristo, la caduta dell’impero romano, la scoperta dell’America, la rivoluzione Francese, l’Unità d’Italia. Una rappresentazione che non mi convinceva: a casa c’erano libri che raccontavano altre storie. A me piaceva la storia naturale, assieme a quella dei sette re di Roma.
Come tutti i giovani esemplari della nostra specie ero attirato dalle cose di natura. Edward O. Wilson la chiama Biofilia. Conoscevo molti animali ancor prima di aver imparato a leggere, e ho imparato a leggere decifrando i nomi sotto le illustrazioni che li raffiguravano. Li sapevo tutti: oritteropo, ornitorinco, fennec, aye aye, galagone, squalo bianco, verdesca, balena, balenottera, capodoglio, e infiniti altri. Non facevo alcuna fatica ad impararli, e associavo quei nomi al loro comportamento e ruolo ecologico. Che io sapessi quelle cose non aveva alcuna utilità nelle valutazioni del mio apprendimento a scuola. I sette re di Roma sì, la biodiversità no. Sapevo anche il continente in cui vivono i vari animali, e quindi la biogeografia. Sapevo che lo struzzo è in Africa, il casuario in Oceania e il nandù in Sud America. Il giaguaro in sud America, il leopardo in Africa e Asia. E poi le barriere coralline, sempre sul lato orientale dei continenti.