di Giovanni Invitto
Stiamo – o sto? – vivendo in Università un periodo di tristezza per la scomparsa di persone amiche che avevo conosciuto e che molti hanno conosciuto in quella istituzione. Faccio solo tre nomi: Mario Signore, Gino Santoro e ora Tonino Cassiano. Se Signore e Santoro sono stati docenti a tempo pieno nell’Ateneo, Cassiano, sin dalla sua formazione accademica, nei primissimi anni Settanta nella nostra Università, poi direttore del Museo di Lecce, ha collaborato per lungo e vario tempo per ricostruire la storia e la cultura artistica salentina. Quindi leggere e sentir parlare di Tonino Cassiano da parte di una persona che non solo è stata suo collega all’Ateneo Salentino prima come studente e poi come docente e, infine, come docente pensionato, è come parlare o sentir parlare di se stessi. Con Cassiano, inoltre, io ho avuto rapporti quotidiani per un breve periodo nel quale abbiamo condiviso il nostro impegno culturale con una richiesta rivolta a me da Lorenzo Ria di essere assessore della Provincia di Lecce alla scuola e Università. Tonino Cassiano, come già detto, era direttore del Museo provinciale, affiancato da Regina Poso, sua amica fraterna, docente universitaria di Storia dell’Arte e assessore provinciale sempre nell’area culturale. Regina era stata formata da una della maggiori studiose italiane della materia, vale a dire Paola Barocchi, allora docente a Lecce, ma poi rientrata a Firenze.