di Antonio Errico
L’Italia rinasce solo con il lavoro dei giovani
Nel suo discorso di fine anno il Presidente della Repubblica ha detto che il lavoro manca ancora a troppi dei nostri giovani. Sono giovani che si sono preparati, ha detto Mattarella, hanno studiato, posseggono talenti e capacità e vorrebbero contribuire alla crescita del nostro Paese ma non possono programmare il proprio futuro con la necessaria serenità.
Qualche giorno prima Papa Francesco aveva detto che il lavoro significa dignità, che non si può perdere di vista l’urgenza di riaffermare questa dignità, che ogni lavoratore ha diritto di vederla tutelata e che i giovani, in particolare, devono poter coltivare la fiducia che i loro sforzi, il loro entusiasmo, l’investimento delle loro energie e delle loro risorse non saranno inutili.
Sergio Mattarella e Papa Francesco hanno detto quello che qualsiasi cittadino pensa e dice ogni giorno: che c’è una gioventù alla quale si nega la possibilità di fare progetti, che deve navigare sottocosta perché paralizzata dal’incertezza, dal ristagno, dalla paura di quello che sarà e che verrà domani.Hanno espresso il disagio e la prospettiva; hanno individuato la relazione strutturale che c’è tra il lavoro, lo sviluppo della persona e lo sviluppo di questo Paese. Hanno detto che un paese non può dissipare energie, non valutare o sottovalutare le competenze. Non ci può essere crescita, progresso, sviluppo se non attraverso un progetto fondato su visioni nuove, e le visioni nuove, le riformulazioni del sapere, i nuovi linguaggi, sono portate dai giovani. Una civiltà ha costante bisogno di innesti culturali, di uno sguardo che oltrepassi l’orizzonte conosciuto, di prospettive lunghe, di processi che integrano tradizione e innovazione, di nuove storie, di significati nuovi o rinnovati, di creatività in ogni contesto: in quelli della formazione, del lavoro, delle relazioni sociali, degli stili di vita, della politica, delle istituzioni, della ricerca, dell’economia, nella qualità dei servizi, nelle scelte che riguardano il patrimonio culturale, in quelle che interessano l’ambiente, nel modo di essere e di fare. In tutto quello che serve a stabilire un’armonia fra la vita di un paese e il tempo storico che quel paese vive.