Poesie di Paolo
Vincenti commentate da Gianluca Virgilio
La noia
La noia mortifera che adesso mi prende
è una brutta solfa che al niente mi appende
e per un ex abrupto quando
qualcosa mi piace
la routine di tanti giorni uguali
senza pace
la storia ricomincia sempre da dove inizia
e cancella la gloria, la vita è la sua milizia
il giorno stringe il cappio al collo della lucertola
mentre una bandiera nell’azzurro assurdo sventola
il giorno è una cicala che frinisce nella calura
nessuna bevanda che ristori da questa arsura
Pensi ancora che qualcosa possa restare
e che niente nel tempo debba bruciare?
È solo una speranza dismessa,
un senso vietato
è un nocebo, un codice di
accesso negato
sono solo amarezze, guai e dolore al cuore.
Chi ha detto che il tempo sia il miglior dottore?
Lu chiaccu
Messa da parte la sua grinta, il Satirico si abbandona ad uno stato d’animo intimistico e riflessivo. A chi o a cosa deve Margite se il Satirico per una volta si dimentica di lui? Alla noia, quel sentimento che, secondo Leopardi, fa sì che la “vita [sia] pienamente sentita, provata, conosciuta”, Zibaldone (4043). Isolo il verso “il giorno stringe il cappio al collo della lucertola”, che ben riassume analogicamente il senso della noia; e immagino il ragazzetto, nella noia dell’estate, a caccia cu lu chiaccu (un filo d’avena selvatica trasformato in mortifero cappio), la lucertola che al sole attende di essere strangolata. Quel che afferma il poeta è nell’immagine di quella lucertola agonizzante che induce un’amara riflessione sulla vita e il suo senso profondo. Tutto è destinato a passare, pensa il Satirico ripiegato su sé stesso, il tempo “brucia” ogni cosa e porta “solo amarezze, guai e dolore al cuore”. Il tempo non cura, come un buon dottore, ma uccide; come un bambino cattivo, dico io.
Saturae XIII
Poesie di Paolo Vincenti commentate da Gianluca Virgilio
La noia
La noia mortifera che adesso mi prende
è una brutta solfa che al niente mi appende
e per un ex abrupto quando qualcosa mi piace
la routine di tanti giorni uguali senza pace
la storia ricomincia sempre da dove inizia
e cancella la gloria, la vita è la sua milizia
il giorno stringe il cappio al collo della lucertola
mentre una bandiera nell’azzurro assurdo sventola
il giorno è una cicala che frinisce nella calura
nessuna bevanda che ristori da questa arsura
Pensi ancora che qualcosa possa restare
e che niente nel tempo debba bruciare?
È solo una speranza dismessa, un senso vietato
è un nocebo, un codice di accesso negato
sono solo amarezze, guai e dolore al cuore.
Chi ha detto che il tempo sia il miglior dottore?
Lu chiaccu
Messa da parte la sua grinta, il Satirico si abbandona ad uno stato d’animo intimistico e riflessivo. A chi o a cosa deve Margite se il Satirico per una volta si dimentica di lui? Alla noia, quel sentimento che, secondo Leopardi, fa sì che la “vita [sia] pienamente sentita, provata, conosciuta”, Zibaldone (4043). Isolo il verso “il giorno stringe il cappio al collo della lucertola”, che ben riassume analogicamente il senso della noia; e immagino il ragazzetto, nella noia dell’estate, a caccia cu lu chiaccu (un filo d’avena selvatica trasformato in mortifero cappio), la lucertola che al sole attende di essere strangolata. Quel che afferma il poeta è nell’immagine di quella lucertola agonizzante che induce un’amara riflessione sulla vita e il suo senso profondo. Tutto è destinato a passare, pensa il Satirico ripiegato su sé stesso, il tempo “brucia” ogni cosa e porta “solo amarezze, guai e dolore al cuore”. Il tempo non cura, come un buon dottore, ma uccide; come un bambino cattivo, dico io.