di Antonio Lucio Giannone
Rina Durante fa parte della folta schiera delle scrittrici che hanno dato un contributo notevole alla narrativa italiana del secondo Novecento, ma in campo nazionale non è conosciuta come meriterebbe, avendo operato prevalentemente in ambito regionale e ai margini dei circuiti, editoriali e letterari, ufficiali, anche per una personale scelta di campo. Autrice versatile e dai molteplici interessi, ha pubblicato un romanzo e numerosi racconti, ma anche un radiodramma, testi teatrali, soggetti e sceneggiature cinematografiche, e altre opere a metà strada tra la narrazione e il saggio antropologico.
Nata a Melendugno, un paese in provincia di Lecce, nel 1928, Rina (Caterina) Durante trascorre l’infanzia, con la famiglia, nell’isola militarizzata di Sazan (Saseno), avamposto dell’esercito italiano in Albania, per motivi di lavoro del padre, sottufficiale di Marina. Tornata in Italia e conseguito il diploma magistrale da privatista, s’iscrive presso l’Università di Bari dove si laurea in Lettere con Mario Sansone. Nel 1951, poco più che ventenne, pubblica una raccolta di poesie dal titolo Il tempo non trascorre invano. Rientrata in Salento, si inserisce nell’ambiente intellettuale del capoluogo dove, dal 1961, diventa segretaria di redazione della rivista giuridica «Il Critone» che aveva un supplemento letterario affidato alle cure del poeta Vittorio Pagano. In questo periodo allaccia rapporti più o meno duraturi con esponenti di spicco del mondo letterario salentino, tra i quali Girolamo Comi, Oreste Macrì, Vittorio Bodini, Vittore Fiore, Mario Marti, Giovanni Bernardini, oltre a Pagano. Nel 1963, sempre sulle pagine della rivista «Il Critone», esce il racconto lungo Tramontana (menzione speciale al Premio Teramo 1963), da cui nel 1966 è stato tratto l’omonimo film diretto da Adriano Barbano. L’anno successivo pubblica con Rizzoli il romanzo La malapianta con cui vinse il Premio Salento 1964, assegnatole, due anni dopo, da una giuria composta, fra gli altri, da Mario Sansone, Sandro De Feo e Maria Bellonci.