Tra assurdo e assurdità del non-senso
di Cosimo Scarcella
Che si esista è un dato fattuale chiaro ed evidente e, quindi, indubitabile e indiscutibile. L’inizio (con la nascita) e la fine (con la morte) d’ogni esistenza sono ugualmente realtà perlopiù ignote, ma concretamente sicure, certe e incontrovertibili: niente e nessuno sa come e quando si nasce, ma tutti e ciascuno ci si scorge improvvisamente gettati nel mondo degli esistenti e dei viventi e, pertanto, necessariamente destinato anche a uscirne fuori e scomparire – un qualche giorno talora desiderato e invocato, ma sempre paurosamente atteso e intimamene temuto – in qualche abissale voragine nascosta e ignota, ma che tutto fagocita e divora.
Una vita, dunque, consiste sostanzialmente nell’arco di tempo compreso tra il momento della nascita e dell’apparire e il momento della morte e dello scomparire: itinerario evolutivo destinato per tutte le realtà singole e collettive. È in questo spazio temporale che si generano, avvengono, si affrontano e si giocano tutte le partite d’ogni esistenza. E ogni accadimento occupa e consuma una particella di tempo: lunga e d’ampio respiro o piccola e di breve durata, pur sempre una porzione costitutiva del patrimonio temporale – ben pre-determinato – da ogni realtà ricevuto in dotazione. Questo vale per il singolo individuo, per le varie forme associative di vita e di comunità di persone e di popoli, nel loro susseguirsi e nel loro mutare nel tempo. Per tutte le realtà l’esistenza è fondamentalmente il poter e voler conoscere veramente il senso del proprio essere sulla terra e realizzare totalmente se stessi durante l’inesorabile silenzioso scorrere e consumarsi del tempo a lui concesso, ma forse tendente verso l’infinito.