di Adele Errico
Purché non finisca, sceglierebbe di essere un geranio. Un geranio per poter sopravvivere alla morte, per “consistere” ancora in qualcosa che appartenga a questo mondo: è il desiderio espresso dal narratore della novella Di sera, un geranio di Luigi Pirandello. Adottando il punto di vista di un uomo appena morto che guarda il proprio corpo senza vita dall’alto, in questa novella vengono affrontati i temi della separazione tra spirito e corpo e del mistero della vita dopo la morte.
La separazione tra spirito e materia è uno dei temi caratteristici della letteratura fantastica, teorizzati e suddivisi in categorie da Tzvetan Todorov in La letteratura fantastica (1970) Todorov riassume la formula del fantastico citando Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki: “Arrivai quasi a credere che i demoni avessero animato per ingannarmi dei corpi di impiccati”.
“Arrivai quasi a credere”: è questo il fantastico, lo stare in bilico tra la fede assoluta e la totale incredulità, è l’esitazione di un momento: “è come se una porta su un mistero non del tutto esorcizzato si aprisse ogni tanto facendo irrompere qualcosa di prodigioso, a condizione però che essa si richiuda subito e rimanga in dubbio se sia veramente aperta o no”. Con questa similitudine Francesco Orlando esprime, in Il soprannaturale letterario, quell’esitazione che un personaggio prova dinanzi ad un avvenimento insolito, delineando il fantastico come compromesso tra una visione razionalistica della realtà e l’idea che, per spiegare determinati fenomeni, occorra qualcosa oltre la ragione. Il fantastico consiste in una sfera di sovrapposizione tra reale e immaginario in cui mondo fisico e spirituale “si interpenetrano”, tempo e spazio non coincidono con quelli del mondo reale ma risultano sospesi e dilatati.