Il Cantico delle Creature: intervista ad Antonio Prete

a cura di Gianluca Virgilio

Oggi, 28 aprile 2025, alle ore 10:00, presso il Castello angioino di Copertino, Antonio Prete terrà una lezione sul Cantico delle Creature di San Francesco, scritto 800 anni fa. Per l’occasione, ci ha rilasciato questa intervista.

Il Cantico delle Creature è stato scritto da San Francesco nel 1225. Cosa rende questo testo ancora così attuale e significativo nel 2025?

Il fatto che le creature convocate nella lode, e insieme lodate in quanto presenze viventi, sono osservate in una prossimità fraterna, da un vivente che si rivolge ad altri viventi. Cosa che oggi raramente accade. Per questo la sua attualità, di può dire, sta proprio nel fatto che ricorda a noi quel che tendiamo a rimuovere, la comune appartenenza alla natura, ai suoi ritmi, al suo apparire. E allora più che di attualità dovremmo parlare di inattualità, nel senso che va contro quel dominio che l’uomo ha stabilito sulla natura, devastandola.

In Prosodia della natura è scritto che la natura è diventata “opaca e inconoscibile”, ma che i poeti possono restituirle il suo significato. Come interpreti questa sfida alla luce del Cantico?

Prosodia della natura è un libro di molti anni fa, 1993, che vorrei ristampare. Perché le sue riflessioni, per frammenti, le sento oggi più che mai necessarie. In un tempo in cui la natura è diventata estranea, allontanata, usata, “sotterrata dall’incivilimento”, come diceva già Leopardi nel 1818. Quell’ “incivilimento” oggi è anche squilibrio ecologico, inquinamento, riscaldamento globale, e così via. Ebbene, i poeti dinanzi alla natura hanno sempre avuto l’atteggiamento di chi vuole mettersi in stato di ascolto, o di prossimità, o di interrogazione. Questo permette di preservare qualcosa della natura, permette un po’ di conoscenza della natura, in un mondo che soltanto la usa.

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