di Antonio Errico

Ci sono scrittori per i quali tra la vita e la letteratura si stabilisce una relazione di inestricabile interdipendenza: scrivono quello che vivono e vivono per scrivere, anche se non sempre riportano sopra un foglio le storie e le passioni di ogni istante, gli amori e i dolori di tutte le stagioni, i sogni ad occhi aperti e chiusi, le voci che ascoltano per strada, i volti che intravedono a un incrocio, le figure di un ricordo, i fantasmi che si affollano nelle ore dell’insonnia. Anzi, quello che materialmente scrivono non è altro che una sintesi essenziale, una quintessenza, una rifrazione, un’espressione simbolica, l’esito di una lunga elaborazione. Rina Durante era una scrittrice così.
Se n’è andata nella notte tra il 25 e il 26 di dicembre del 2004.