Maria Teresa Sparascio, nome di battaglia: donna

di Rosanna Verter

Qualcuno è morto al momento giusto.

L. Sciascia

Il 25 aprile 1945 comincia la fase finale della Resistenza che avrebbe portato alla liberazione dell’Italia dal regime fascista. Questa data ha segnato indelebilmente la nostra storia, ha segnato il risveglio della coscienza nazionale che si riscatta, dopo il ventennio, dalla vergogna nazifascista. Per combattere questo predominio, liberali, socialisti, monarchici, democristiani, repubblicani, uomini, donne, giovani, militari, sacerdoti che senza appartenenza ad ideologia politica o con ideali diversi ma con la stessa voglia di combattere i soprusi, di scrollarsi di dosso l’onta dei repubblichini di Salò, si organizzarono in brigate accomunati dal patriottismo e dal rifiuto dell’ideologia fascista. Fu così che nelle città come nelle campagne, negli strati sociali più poveri così come in quelli più intellettuali si alimentarono le avversioni al fascismo. Quegli stessi giovani che erano stati “educati e forgiati nel clima torrido della rivoluzione fascista” dimostrarono di saper riconoscere nel nazifascismo il nemico dell’Italia e della civiltà.

È con la Resistenza, lotta popolare, da interpretare come un Secondo Risorgimento, che molti escono dall’isolamento per apprendere la politica ed il suo linguaggio e capire il significato di democrazia, libertà, rivoluzione. È con la Resistenza che gli italiani fanno comprendere al mondo che la lunga sudditanza alla tirannia fascista non aveva compromesso la loro tempra morale. È con la Resistenza che molti giovani nati e cresciuti nel ventennio, delusi dalla fallimentare esperienza della dittatura mussoliniana, compresero che essa non aveva più il crisma della legalità e si unirono alle forze partigiane.

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