La cosa più brutta che possa accadere ad una generazione di uomini è la guerra e loro ci erano capitati in mezzo. Avevano sofferto le pene indicibili delle guerre nazifasciste prima e dei bombardamenti alleati poi. Quel giorno segnava la fine della guerra, che aveva lasciato dietro di sé infiniti lutti, ma anche infinite speranze in un mondo migliore. Il nazifascismo era stato sconfitto, la libertà era stata finalmente ripristinata, e allora le persone non volevano altro che tornare a vivere in pace, in una normalità tutta da ricostruire. Il 25 aprile del 1945 fu a tal punto memorabile che già nel 1946 quel giorno divenne festa nazionale. Per settantanove anni milioni di persone hanno ricordato le ragioni per le quali esso è sacro alla memoria degli italiani (la lotta antifascista, le vittime della lotta partigiana, la Resistenza), e ogni volta accanto alla memoria storica, che, col tempo, com’è naturale, va attenuandosi, è stato necessario attualizzare il senso di questa festa, cioè dotarla di un contenuto nuovo, sganciato dall’evento storico concreto eppure ad esso legato dal filo d’oro dei valori che il 25 aprile richiama alla nostra mente. Per esempio, negli anni Sessanta nei cortei della Festa della Liberazione si levavano cartelli contro i rigurgiti fascisti; negli anni di piombo (i Settanta e Ottanta), ricordo che il 25 aprile era un’occasione per lottare contro il terrorismo; negli anni di Mani Pulite (i Novanta), i manifestanti gridavano slogan contro i politici corrotti. Insomma, la Festa della Liberazione non è mai stata la festa del disimpegno, bensì la festa di coloro che hanno sentito e rinnovato le speranze e i sogni degli uomini della Resistenza. E se il 25 aprile coincide con un giorno della primavera, in cui la vita si risveglia e riprende il suo corso, che cosa potrebbero auspicare per sé gli uomini se non un futuro migliore del passato?
Se così stanno le cose, noi, uomini e donne del 2025, dobbiamo chiederci come possiamo attualizzare la Festa della Liberazione in modo tale da sentire che è ancora la nostra Festa e non quella di una generazione ormai scomparsa. Se la memoria non basta più o se essa è diventata alquanto labile, cari ragazzi, quale senso noi oggi, nell’ottantesimo anniversario della Liberazione, possiamo dare a questa ricorrenza?
Pensateci un attimo: a cosa somigliano le immagini di repertorio, in bianco e nero, che in questo giorno la TV trasmette, la distruzione di interi quartieri delle nostre città durante la guerra, uomini e donne in fuga dalle bombe? Non vi ricordano forse quanto sta accadendo in Ucraina, dove la classe dirigente dell’Unione Europea continua a mandare armi e a rinfocolare una guerra già persa da tempo? E che cosa vi ricordano le nefandezze del nazismo, le uccisioni di massa, i campi di sterminio, il genocidio degli Ebrei, ecc., tutte cose di cui ci liberammo nel giorno del 25 aprile del 1945, che cosa vi ricordano se non l’immane catastrofe di Gaza rasa al suolo, il genocidio in corso dei Palestinesi ad opera dello Stato di Israele, che si avvale della complicità del cosiddetto Occidente collettivo?
Dice il filosofo Giorgio Agamben che “l’uomo non cessa di diventare umano e, insieme, di restare animale”: mai come in questa fase storica i segni del “diventare umano” sono stati così scarsi rispetto ai segni del “restare animale”. La guerra, l’uccisione degli innocenti è quanto di più ferino possa produrre la natura umana. E forse nel regno animale non si è arrivati mai a tanto!
In conclusione, se vogliamo dare un senso attuale alla Festa della Liberazione a ottant’anni da quel lontano giorno che liberò gli Italiani dal giogo del nazifascismo e dell’angoscia della guerra, forse sarebbe il caso, durante le manifestazioni del 25 aprile di quest’anno, di levare un grido alto e compatto contro la guerra, contro ogni guerra, in favore di una convivenza pacifica tra i popoli, che tanti anni fa era nelle speranze e nei voti di milioni di persone e che deve tornare ad essere la realtà del nostro presente e futuro. Pace significa solo questo: “diventare umani” e non più “restare animali”. Forse, per questo, basterebbe solo rispettare la nostra Costituzione, che senza la Liberazione non avremmo mai avuto.
A voi tutti, buon 25 aprile!