di Paolo Vincenti

Siamo nella settimana pasquale e “or che stiamo in festa e in giolito”, per dirla con Francesco Redi, imperversano le uova di cioccolato che nei bar ed in casa fanno bella mostra di se durante tutto il periodo festivo. Fin dagli albori della storia umana, l’uovo è considerato la rappresentazione della vita e della rinascita. I primi ad usare l’uovo come oggetto beneaugurante sono stati i Persiani che festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina. I Romani erano soliti sotterrare un uovo dipinto di rosso nei campi come simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto. La tradizione di colorare le uova è tutta romana. Da Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, sappiamo che si prediligeva il rosso perché questo colore doveva distruggere ogni influsso malefico. Da Elio Lampridio, nel poema epico De Epidauro, apprendiamola credenza che il giorno della nascita dell’Imperatore romano Alessandro Severo una gallina di famiglia avesse deposto un uovo rosso, segno di buon auspicio. L’uso di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è anch’essa la festa della fecondità e del rifiorire della natura, in primavera, dopo la morte invernale. L’uovo dunque è il simbolo della natura e della vita che si rinnova ed auspicio di fecondità. I primi cristiani fecero propria questa simbologia del tutto pagana, con riferimento alla Resurrezione, e nel giorno di Pasqua usavano sistemare sopra l’altare un cestino pieno di uova perché fossero benedette dal sacerdote.