Il cappello sulle ventitré (a mo’ di Introduzione)

di Paolo Vincenti

    Ancora un libro assemblato, ricostruito, composto come un patchwork, un mosaico di argomenti fra i più disparati e spesso bizzarri. Si tratta di articoli scritti in un arco temporale di circa un anno e mezzo e raccolti in questa antologia per tema che il tempo li cancelli, che il vento si porti questi fogli vaganti e li disperda. Una miscellanea, che potrebbe definirsi Florealia, come quei bellissimi almanacchi che a volte si trovano sulle bancarelle dei mercatini di antiquariato, oppure minestrone, a seconda che si sia ispirati o indispettiti.

Chi ha letto altri miei libri, conosce la mia scrittura e saprà cosa aspettarsi da questo ennesimo volume; potrà quindi evitarlo, se non ama la mia penna, o leggerlo con gusto, se invece la apprezza (ergo, a lume di naso, nove su dieci non lo leggeranno). Molti anni fa, in un pezzo intitolato Da Mollaian all’Ikea, parlavo degli “Stromata” che è il titolo greco (uso per comodità di lettura la traslitterazione secondo l’alfabeto italiano) di un’opera dello scrittore cristiano Clemente Alessandrino, del II Secolo d.C. Si tratta di un’opera miscellanea, sostenuta dalla forte fede religiosa dell’autore. Stromata in greco significa “tappeti”, ad indicare l’estrema ricchezza di argomenti trattati. I tappeti simboleggiavano nella letteratura greca la varietà di generi e l’eterogeneità degli scritti. Essi ci fanno subito pensare ai complementi d’arredo che quasi tutti abbiamo nelle nostre case. “Tappetì tappetì!”, gridava l’ambulante marocchino (che noi eravamo abituati a chiamare spregiativamente vu cumprà), che passava sotto casa mia quasi ogni mattina d’estate, quand’ero bambino.

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