Baudelaire, l’antologia essenziale di Prete

Prete sceglie, in questa nuova antologia, le poesie che raccontano la profondità dell’inferno baudelairiano, un inferno che, come quello dantesco, brucia e atterrisce, non a picco verso la voragine nella quale è incagliato Lucifero ma nelle strade della metropoli parigina, nelle frenesie della modernità, nella polvere che si solleva turbinosa dalle peregrinazioni cittadine. I temi universali dell’amore e della morte, della natura e della bellezza emergono partoriti dall’atto d’amore che è l’atto del tradurre, un movimento di interpretazione che trasformi il significante senza alterare i significati poetici, che renda possibile l’immersione nel testo da parte del lettore italiano mantenendo la simultaneità dei registri diversi: urlare e bisbigliare, narrare il grottesco nelle forme del sublime, rendere il reale nei profili del fantasmagorico. Allora al lettore viene consegnata la sofferenza dell’albatros abbattuto dai marinai, la “celestialità crocefissa” dell’uccello maestoso incarnazione dell’anima poetica: “Al principe dei nembi il Poeta somiglia./ Abita la tempesta e dell’arciere ride,/esule sulla terra, in mezzo a ostili grida,/con l’ali da gigante nel cammino s’impiglia”. Al lettore viene concesso di perdersi nello sguardo della “passante” che incrocia il cammino del poeta “flâneur” e che, in un istante solo, conosce l’estasi più alta e la sofferenza più straziante, la bellezza di quelle che Gozzano chiamava “le rose che non colsi”: “Bellezza fuggitiva,/che con un solo sguardo la vita m’hai ridato, non ti vedrò più dunque che nell’eterna riva?”. I fiori del male – nella doppia accezione di male e malattia –  tengono il poeta legato a un desiderio di bellezza che lo consuma, smarrito nella foresta dei simboli dell’eterno che la realtà cela, alla ricerca di tentativi d’interpretazione del “dominio sconfinato del visibile e dell’invisibile”. Come “l’uomo della folla” di Poe, il poeta si perde in questa selva, rincorrendo l’eterno che fugge inafferrabile, cercandolo nella spuma del mare che gli assomiglia (“siete entrambi tenebrosi e discreti”), consapevole dell’incombenza della Morte che, prima o poi, incrocerà il suo passo: “Formicolante e fitta come vermi in fermento/nella testa ci danza un’orda di demòni,/ e quando respiriamo, la Morte nei polmoni scende, invisibil fiume, con un fioco lamento”. È in questi versi che Baudelaire diventa immortale, nel raccontare i sentimenti senza tempo dell’uomo. Antonio Prete regala un volume che costituisce un’ottima introduzione per chi si avvicina per la prima volta alla poesia di Baudelaire, ma anche uno straordinario compagno per il lettore più esperto che desideri riscoprire la potenza dei suoi versi.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, 30 marzo 2025]

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