di Ettore Catalano

Vorrei velocemente passare in rassegna tre differenti modalità espressive di quell’atmosfera complessa e variegata che fu l’esperienza neorealistica in campo narrativo, giocando un po’ con le date e intrecciando opinioni e letture dei tre protagonisti di questo mio intervento.
Li nomino subito: si tratta di tre scrittori su cui mi sono soffermato a lungo nei miei studi novecenteschi: Elio Vittorini (prendo qui in esame Conversazione in Sicilia, edizione in volume 1941 col titolo Nome e lacrime presso Parenti, poi riedita col titolo Conversazione in Sicilia nello stesso 1941 presso Bompiani preceduta dalla pubblicazione in rivista), Cesare Pavese (La casa in collina, romanzo scritto tra il 1947 e il 1948 e pubblicato da Einaudi) nello stesso 1948 col titolo Prima che il gallo canti, in una edizione che raccoglieva il romanzo insieme al più breve Il carcere, risalente al 1938-9), Italo Calvino (Il sentiero dei nidi di ragno, ultimato nel dicembre 1946 e pubblicato nell’autunno del 1947).