di Massimo Galiotta

Non è tutto oro quel che luccica. Non è tutta farina del suo sacco… e ancora si potrebbe dire tanto, ma l’establishment ci passa sopra; l’opinione pubblica è ormai stata indottrinata a dovere, Caravaggio è l’artefice di un cambiamento epocale: e se non fosse proprio così? Se Caravaggio avesse attinto, come del resto fecero in molti, da autori precedenti che avevano già avviato il cambiamento? E se il cambiamento era già nell’aria, negli atelier e nelle botteghe del tempo?
Un esempio emblematico è quello di Giorgio Vasari (Arezzo, 1511-Firenze, 1574). Quando pubblicò lo storico volume Le vite de più eccellenti pittori, scultori, e architettori, dato per la prima volta alle stampe nel 1550 a Firenze per le edizioni Torrentine, a cui seguirono poi delle altre (la cosiddetta edizione Giuntina è del 1568), erano trascorsi ormai almeno due secoli da artisti come Giotto di Bondone (1267-1337) e il suo maestro Cimabue (1240-1302), vissuti molto tempo prima.