di Steven Soper

Sigismondo Castromediano (1811-1895) è stato un nobile proprietario terriero di Cavallino – comune della provincia di Lecce – e figura chiave del Risorgimento. Ebbe un ruolo nei moti leccesi del ’48, a seguito del quale fu condannato a trent’anni di ferri. Raggiunse momentanea notorietà nell’inverno del ’59, quando, assieme ad altri sessantacinque prigionieri, si impossessò della nave che lo deportava negli Stati Uniti e sbarcò in Irlanda da uomo libero. Notorietà che colpisce, poiché in quegli anni Castromediano non era il più celebre tra i prigionieri politici di Ferdinando II. Raccontò gli eventi del periodo 1848-1895 in un memoriale in due volumi intitolato Carceri e galere politiche, un eccezionale ritratto di un governo reazionario e del pesante tributo che l’incarcerazione imponeva a individui e famiglie. Al tempo della pubblicazione, nel 1895, l’opera ricevette scarsa attenzione, ma fu riscoperta cento anni più tardi grazie all’impegno di studiosi ed editori di Lecce, che ne hanno ristampato un’edizione oltre a pubblicare atti di conferenze, ricerche e fonti primarie tratte da ogni stagione della vita di Castromediano[1].